Avviso al pubblico
Ai fini di una prevenzione del rischio del contagio da Covid19, della sicurezza del personale e del pubblico, l’Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro contemporaneo ha riaperto i propri uffici secondo le seguenti modalità:
- Le sale di consultazione resteranno chiuse al pubblico sino a data da destinarsi;
- Saranno garantiti i servizi di reference da remoto via email e telefonicamente;
- Sarà incrementato il servizio di riproduzione digitale al fine di soddisfare le richieste e le esigenze dell’utenza, nel rispetto delle norme vigenti e dei regolamenti;
- Si prevede la programmazione di corsi e attività formative in modalità remota.
Nel frattempo vi invitiamo ad effettuare una visita virtuale dello Studio.
“Colombi miei, ho come tutta Bonn, l’influenza, parola e malattia che fanno ridere. Una volta un disgraziato che affettava di parlar toscano (è anche questa una malattia, ma più, molto più pericolosa che l’influenza) domandò a Pasquino, che gli indicasse di grazia una bettola nel paese; ma Pasquino non capiva. Il disgraziato allora si diede a far dei segni, e così annaspando riuscì finalmente a farsi intendere. Però come prima a Pasquino balenò l’idea di ciò che bettola volesse dire, non poté trattenersi dal gridargli: – E diciti tavierna, santu cristianu! E dite raffreddore, o se volete anche solenne raffreddore! – Mi vien voglia di gridar similmente a tutti quei signori medici che han trovato per spaventar la gente, o visto che per un raffreddore la gente non chiama il medico, questa brutta parola: Influenza! Ieri ho avuto la febbre e un mal di capo da impazzire; oggi sto molto meglio, se bene il petto mi gridi come l’officina di Vulcano. Tutta Bonn sternuta allegramente, miei cari! Anch’io le fo tenore, anzi io, come vecchio influenzato e veterano dei raffreddori, batto la solfa. Domani non ci sarà più nulla”. (Lettera di L. Pirandello alla sorella Lina e al marito di lei, Calogero De Castro, da Bonn, 22 dicembre 1889).
Già negli anni 1913-1918 Luigi Pirandello aveva abitato nel villino insieme alla sua famiglia. Dal 1933 al 1936 vi abitò da solo, occupando i locali tuttora conservati integri all’ultimo piano; nella stanza attigua al suo appartamento viveva il suo autista-factotum Francesco Armellini, mentre al piano inferiore abitava il figlio Stefano con la famiglia. In questa casa nel 1934 Luigi Pirandello riceveva la notizia del conferimento del Premio Nobel.
Alla morte dello scrittore, avvenuta il 10 dicembre 1936, i figli subentrarono nel contratto di locazione ma, quando il 10 novembre 1938 l’intero villino fu acquistato dallo Stato e adibito a sede dell’Ufficio Centrale Metrico, il Ministero delle Corporazioni ne intimò l’immediato sgombero. Fu allora che gli Eredi Pirandello, pur di non veder distrutta tale memoria, si dichiararono disposti a donare allo Stato quanto era contenuto nello Studio (mobili, quadri, libri, manoscritti, oggetti personali), purché lo Stato a sua volta si impegnasse a consegnare lo Studio al Ministero dell’Educazione Nazionale affinché il tutto venisse mantenuto nel modo in cui si trovava.
L’impegno (siglato il 28 dicembre 1942) fu mantenuto ma non si provvide poi a predisporre un’adeguata manutenzione con il risultato di un progressivo degrado.
Soltanto nel 1961, ricorrendo il XXV anniversario della morte di Luigi Pirandello, il Ministero della Pubblica Istruzione, ancora una volta dietro sollecitazione dei figli dello scrittore oltre che di un gruppo di intellettuali, decise di affidarne la custodia all’Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo.
Costituito nel 1961, l’Istituto ha lo scopo statutario di «promuovere ricerche e studi sulla vita e sull’opera di Luigi Pirandello e sul teatro contemporaneo e di svolgere ogni altra attività idonea per la loro conoscenza e diffusione». All’Istituto è affidata la custodia dello Studio, e in particolare la conservazione e la catalogazione della Biblioteca di Luigi Pirandello e dei preziosi documenti donati dagli Eredi ed oggi custoditi negli archivi.
L’Atto Costitutivo dell’Istituto risale al 1961 e fu rinnovato e perfezionato il 26 luglio 1979; nel 1998 l’Istituto ha ottenuto il riconoscimento della Personalità Giuridica (D.M. del 4 dicembre 1997, G.U. 12 febbraio 1998). Gli archivi depositati presso l’Istituto sono stati dichiarati di notevole interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica per il Lazio e quindi sottoposti alla disciplina prevista dall’art. 38 del D.P.R. 30/09/1963, n. 1049.
Negli anni l’Istituto ha allestito una biblioteca di volumi di studi critici sull’opera e sulla biografia di Luigi Pirandello. Il catalogo online della Biblioteca dell’Istituto è consultabile all’indirizzo:http://opac.regione.lazio.it
Lo Studio è aperto al pubblico anche per visite guidate su appuntamento.
Nel 2008 l’Istituto di Studi Pirandelliani è entrato a far parte dell‘Albo degli Istituti culturali della Regione Lazio (L.R. 42/97): http://www.culturalazio.it
Nel 2010, grazie ad un contributo di Fondazione Roma-Terzo Settore, l’Istituto ha avviato un progetto per la digitalizzazione del patrimonio; i contenuti digitali sono pubblicati nella sezione Collezione digitale. Nel 2012 e nel 2017, grazie ad un ulteriore contributo di Fondazione Roma-Terzo Settore, è stato possibile proseguire i lavori di digitalizzazione del patrimonio.
Grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, nel 2011 è stato possibile avviare un Progetto di tutela e conservazione del patrimonio archivistico-documentario custodito presso lo Studio di Luigi Pirandello.

Il Villino di via Antonio Bosio in una foto d’epoca
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L’Istituto di studi pirandelliani è registrato come Ente beneficiario
sul portale http://artbonus.gov.it/biblioteca-di-luigi-pirandello.html
L’Art bonus consente la detrazione dalle imposte fino al 65% dell’importo donato,
a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano.
Testi a cura di Dina Saponaro e Lucia Torsello.