Pirandello e il suo mondo

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Così come il volto di Pirandello, anche i suoi oggetti vengono fissati dalle matite dei disegnatori che lasciando libero sfogo alla fantasia immaginano ora un ombrello geometrico e razionale ora un mignolo “biforcuto” sicuro indice di versatilità. Se oggetti come la scrivania o lo stemma sono frutto della fantasia dei disegnatori, corrisponde invece ad un fatto reale l’uso da parte dello scrittore di un bizzarro panciotto-camicia (sorta di giacca fittamente abbottonata di sua invenzione) con cui lo scrittore è frequentemente ritratto dai suoi disegnatori. Fra questi Tabet che così lo veste nella partita di calcio tra Strapaese e Stracittà e Gino Parenti che lo espone nella sua vetrina. La vignetta del “Guerin Meschino” che commenta una dichiarazione dello stesso Pirandello, rilasciata al “Corriere della Sera” il 26 ottobre 1930 non manca poi di farci pensare ai Quaderni di Serafino Gubbio operatore: “La macchina è fatta per agire, per muoversi, ha bisogno di ingojarsi la nostra anima, di divorare la nostra vita. E come volete che ce la ridiano l’anima e la vita, in produzione centuplicata e continua, le macchine? Ecco qua: in pezzetti e bocconi, tutti d’uno stampo, stupidi e precisi, da farne, a metterli su, uno su l’altro, una piramide che potrebbe arrivare alle stelle”.

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A cura di Dina Saponaro e Lucia Torsello - grafica: Claudio Appetito