Il Teatro d’Arte

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La decisione di Pirandello di non limitarsi a scrivere commedie ma di porsi alla testa di una compagnia propria maturò nel 1924 e si concretizzò nella fondazione del Teatro d’Arte di Roma che inaugurò la propria attività nella rinnovata Sala Odescalchi il 4 aprile 1925.

L’intenzione del drammaturgo, convinto dell’arretratezza della scena italiana e della necessità di rinnovarla, era quella di avviare un’impresa altrettanto lontana dalla routine commerciale quanto dal dilettantismo dell’avanguardia promossa agli Indipendenti di Bragaglia. I risultati furono positivi dal punto di vista artistico, disastrosi sul piano economico.

L’argomento si rivelò subito succulento per i vignettisti e i loro salaci commenti. Da un lato si presero di mira i propositi “d’arte”, velleitari e soprattutto noiosi; dall’altro le laute sovvenzioni concesse dal Governo (paga Pantalone) e da industriali poco convinti. Su tutti brillò “Il becco giallo” con una serie di fantasiose vignette.

Ricordiamo alcuni dei celebri “sfottetti” pubblicati dall’ “Index rerum virorumque” di Bragaglia:

Le commedie del grande Pirandello
lo san tutti sconvolgono il cervello;
perciò quando finiscono il terz’atto
Non sai se lui, se il personaggio
Sia diventato veramente matto
Marta Abba carina? Abba stanza
Teatro d’Arte e Economia
mettila Da parte

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A cura di Dina Saponaro e Lucia Torsello - grafica: Claudio Appetito